venerdì 1 febbraio 2013

Il Parco di Monza non è uno stadio nè un luna park

L'amministrazione locale italiana ha sempre avuto un difficile rapporto con l'ambiente, soprattutto quando si tratta di gestire un patrimonio ambientale di valore storico. 
Di fronte a un ambiente straordinario, quale il Parco Reale di Monza, realizzato due secoli fa dall'architetto Canonica su commessa del Vicerè Eugenio Beauharnais, con l'intento preciso di farne un parco monumentale, una riserva naturalistica e faunistica, un'area agricola di fattorie modello centro di sperimentazione di nuove colture, l'ente locale non riesce a pensare ad altro che snaturarne l'identità per destinarlo a funzioni "moderne". 
Mentre invece dovrebbe amarlo, conservarlo, mantenerlo e valorizzarlo secondo le funzioni originarie che oggi più che mai sono preziose e apprezzate dai cittadini italiani ed europei. Perché il Parco di Monza non è dei monzesi, ma è un patrimonio storico naturalistico che appartiene a tutti.
La cosa deludente è che su questo punto destra e sinistra sembrano davvero uguali, unite dal bisogno di "riempire" con la loro paccottiglia consumista un luogo prezioso frutto di un progetto originale lasciato in eredità da una storia e da una cultura che non capiscono e dunque negano.
E' un'atteggiamento "plebeo" quello che ha spinto in passato la giunta berluscoleghista monzese a favorire l'allargamento di un Autodromo obsoleto e a tentare di installare dentro al Parco un distributore di carburanti per affermare la sua ideologia motorista, ma lo è anche quello delle giunte di centro sinistra del passato e del presente che hanno preteso e pretendono di usarlo come contenitore di mostre temporanee o permanenti e manifestazioni di intrattenimento di massa molto discutibili e devastanti.

L'idea di "riempire" con le cose più disparate il Parco storico, considerato evidentemente un contenitore "vuoto" senza funzione e privo di valore in se, accomuna, insomma, i reazionari di destra quanto i democratici di sinistra.
Bene ha fatto il Comitato per il Parco Antonio Cederna a dichiarare la sua totale opposizione alla realizzazione di una rassegna musicale proposta dalla società Vivo s.r.l. del Gruppo Warner. Il sindaco Scanagatti (PD), di fronte alla protesta, ha rinviato una decisione in merito subordinandola alla verifica della possibilità di tenere questa serie di manifestazioni all’interno dell’autodromo. Si tratta , infatti, di un programma di 3/5 grandi concerti con una presenza di 30.000/40.000 spettatori ciascuno e con possibilità di campeggio. I concerti si terrebbero nel prato del Roccolo ed il campeggio in quello della Gerascia. La manifestazione si ripeterebbe negli anni successivi.
Il Comitato considera devastante l'impatto di questa massa di spettatori sull'ecosistema fragile del Parco e ricorda al Sindaco e agli altri componenti del Consiglio di Gestione che l’area del Roccolo è stata riqualificata nel 2006 grazie ad un finanziamento di 6.000 dollari che il Comitato stesso aveva ottenuto dalla società statunitense Patagonia e che aveva devoluto all’amministrazione per i lavori di piantumazione. Tali aree sono altresì prossime ad altre due, che sono state oggetto pochi anni orsono di riqualificazione arborea e che necessitano quindi di tutela.
Si farà invece (purtroppo) a marzo la mostra "Dinosauri in carne e ossa", organizzata dal Consorzio di gestione di Parco e Villa Reale di Monza, con la collaborazione dell’associazione Paleontologica di Parma. Una manifestazione di gusto discutibile che invederà il parco storico con diversi mastodonti in vetroresina, T-Rex, Velociraptor, Mammout e Triceratopi a grandezza naturale che verranno sistemati sui prati. Ma è così difficile anche per i progressisti e i democratici capire che un bene storico non è uno stadio per concerti rock nè un luna park?

2 commenti:

Matteo Barattieri ha detto...

Grande Carlo, sempre attivo.
Fa piacere rileggerti dopo tempo.

Qui a Monza è dura: cemento, cemento, cemento dappertutto.
E poi questo schifo dei concerti al Parco.
Noi del Comitato Parco e dei vari comitati locali facciamo il possibile, ma è davvero dura: uno dei momenti più brutti della storia del nostro gioiello verde.
Un saluto da Monza e grazie per il tuo articolo

Matteo Barattieri
Monza

carlo arcari ha detto...

Ciao Matteo, grazie dell'attenzione. Come vedi a mio modo porto avanti l'insegnamento di Peppino tenendo sempre d'occhio la "sua" Monza.