mercoledì 11 giugno 2014

Viaggio in Russia

Scrivere è per me un piacere ma lo è ancora di più leggere. Costretto a casa dalla malattia leggere è diventata la mia preferita forma di evasione. Rileggere anche. 
Mi è capitato in mano la settimana scorsa un libretto verde un po' malandato che stava nella mia libreria da 25 anni. Una edizione tascabile Adelphi di "Viaggio in Russia" di Joseph Roth il grande scrittore ebreo galiziano, grande cantore della finis Austriae, della dissoluzione dell'impero austro-ungarico che aveva riunito popoli di origini disparate, con lingue, religioni, tradizioni diversissime (nella foto l'autore in Russia).
Un libro godibilissimo (anche perché scritto in modo straordinario) che consiglio di leggere a tutti i giovani che vorrebbero fare i giornalisti o si occupano di media perché il testo è un grande reportage sulla allora nascente Unione Sovietica, realizzato tra l'autunno del 1926 e la primavera del 1927 per conto della Frankfurter Zeitung.
Roth era stato dalla Rivoluzione d'Ottobre in poi un entusiasta osservatore del nuovo stato socialista creato da Lenin che Stalin stava gradualmente trasformando in uno stato sovietico. La Nep (Nuova politica economica) voluta da Lenin per ricostruire il Paese distrutto dalla guerra civile era ancora in atto (venne liquidata da Stalin nel 1929) e durante il suo reportage Roth sottolinea le contraddizioni, ma anche gli elementi positivi della convivenza tra forme di capitalismo, imprenditori liberi, nuovi borghesi e i soviet nell'economia russa.
Nei 22 articoli pubblicati dalla FAZ viene descritto il suo viaggio percorso seguendo il Volga fino alla foce e ad Astrachan, che egli descrive come una città immersa dell'odore del caviale e nei nugoli di mosche. Oggi la città è uno dei più importanti incroci dei grandi oleodotti russi.
Roth proseguì da qui raggiungendo Baku, capitale del petrolio dell'Asia Centrale e il Caucaso, grande crogiolo di popoli. Altri articoli del libro trattano temi sociali quali la situazione degli ebrei, la donna e la nuova morale sessuale, la Chiesa e l'ateismo di stato, la scuola e i giovani, il teatro, i giornali, l'opinione pubblica e la censura.
Di questo ultimo articolo in particolare consiglio la lettura perché contiene elementi di dibattito che sono tuttora attuali, non in Russia, ma qui da noi. Vi si leggono frasi quali "Il giornale diventa l'organo della censura perché è l'organo del governo....Di conseguenza è perfino concessa al giornale la libertà nell'esprimere le sue opinioni". E ancora, "si dia un'occhiata alle tante lettere dei lettori pubblicate dai giornali russi...in nessun Paese la critica pubblica ha tanto spazio. Persino un critica violenta". In questo modo osserva il giornalista occidentale, i giornali, cioè gli organi del potere "educano le masse alla critica per poi proporre essi stessi le parole d'ordine che saranno i temi conduttori dell'opinione pubblica nei tre mesi successivi". Non vi fa pensare a qualcosa di attuale, allo strapotere mediatico, alla potenza della rete governata dai suoi padroni (Microsoft, Intel, Apple, Google, tutti targati USA) che selezionano di fatto i temi destinati  a influenzare l'opinione pubblica globale, i suoi stili di vita e i suoi consumi, scegliendoli accuratamente dalla massa informe prodotta dai social network? 
L'autore conclude "Mi sembra che il governo sovietico sia l'unico ad aver riconosciuto che quello alla critica è un impulso naturale dell'uomo e delle masse. E si affretta a metterlo al proprio servizio provvedendo personalmente a coltivarlo e indirizzarlo". Buona lettura.

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